Chiara

Ciao a tutti, lettori e scrittori.
Sono una… beh.. a quanto pare “scollocata dalla nascita", che incontra oggi, per la prima volta, il vostro progetto, questo ufficio e questo sito… e si chiede dove diavolo sia stata negli ultimi 10 anni.
Da sempre innamorata della musica, dei cavalli e delle “sane e vere relazioni sociali", direi anche dell’Etica, mi trovo a 30 anni più
 forte che mai. Già. Perchè per tutti questi 30 anni, fin dalle primi intuizioni puerili, fin dalle prime ingiustizie che la vita mi ha presentato da bambina, fin dai primi scorci di degrado che vedevo prender piede nei miei amati boschi, dalle prime incongruenze che vedevo nel modo di parlare e poi di agire dei “grandi", dagli esempi dei leader e governatori e politici che la tv mi offriva, amministratori, direttori di giornale, conduttori televisivi, insegnati, professori, critici d’arte, persone “cosi’ brave ed illustri da meritare di andare in televisione", fin dai primi tipici litigi infantili con le amiche, dalle prime considerazioni dopo l’inserimento nel mondo della scuola alle prime prese di coscienza rispetto alle situazioni politiche e finanziari del nostro Paese, fin dalla prima classica domanda che ogni bambino (secondo me) si pone: “ma se mamma e papà mi vogliono cosi’ bene, perche’ non giocano mai con me?" mi sono ritrovata a sentirmi parte di un mondo fatto troppo spesso di cattiverie e sempre di piu’ governato da meccanismi che io, laureata e per giunta in un’università estera, non riuscivo a spiegarmi in nessun modo.

E mi ritrovavo sempre a dover fare i conti con quella sottile, fioca ma costante vocina che nella mia mente continuava a ripetere ininterrottamente: “Ma che diavolo ci faccio io qui? Ma perche’ mi hanno fatto scendere qui?"
Finche’ poi ho gettato la spugna. Insomma: di infilarmi 8 ore in un ufficio non se ne parlava nemmeno, ed infatti non se ne e’ mai parlato. Con la musica, nonostante (anzi, proprio grazie a!) la partecipazione ad importanti concorsi e trasmissioni televisive, nulla di fatto, perche’ forse quella dell’industria discografica e’ proprio la sfida più grande della società attuale all’etica e dell’autenticità. Mi rimaneva l’insegnamento dell’inglese, occupazione che, se non altro, mi sollevava l’animo: il mio lavoro crea un servizio concreto, o perlomeno intellegibile e a breve termine, quindi e’ concretamente utile e, soprattutto, in nessuno dei suoi processi, non fa niente di male a niente e a nessuno, ed e’ fatto, magari non sempre con voglia, ma sicuramente genuinamente e col sorriso. Sorridevo ai bambini, agli allievi, agli studenti del liceo, agli aziendali che con fatica prendevano penna e quaderno in mano.
Ma insegnare Inglese e suonare qualche nota al pianoforte non basta a cambiare il mondo. O perlomeno il mio.
E soprattutto: mi sentivo un’isola. L’unica e sola diseredata, disadattata, distaccata e disinteressata alla società e sicuramente ancor meno al suo sviluppo malato ed arrogante, in nome del quale si puo’ calpestare tutto: dignità, animali, valori morali, etici, onestà, integrità, ragionamento, priorità dell’essere umano, qualità della vita ma anche dei prodotti stessi commercializzati. Uno schifo, insomma. Di questo schifo non volevo e non voglio farne parte. Piuttosto, me ne sto ferma a guardare, ma dal di fuori.
Poi, per caso. Un negozio vegan, l’edizione mensile di Terra Nuova, il movimento di Transizione, le Transitions towns. Torno a casa, internet: la prima transition Town: Totnes, Indovina un po’: il posto piu’ sperduto di tutta l’Inghilterra, 4 case in mezzo ai campi, posto che avevo rinnegato 10 anni fa, quando con la determinazione di studiare musica ero partita per un università in England, dove le facoltà universitarie piu’ in voga e prestigiose del paese non si limitavano solo ad economia e legge e finanza diritto ecc… Portandomi anche dietro l’entusiasmo tipico di una ventenne all’avventura, che fra le capre, i trattori e le mucche ed arte concettuale non aveva trovato giusto sfogo! Te’ va’! Quel paesino di hippies ed artisti, dove le botteghe vegan e gli Health shop erano gia’ praticamente la norma, quando io in Italia non riuscivo a trovare una tisana che non fosse della Lipton, oggi e’ pioniere del cambiamento piu’ necessario e sensato e cruciale dell’ultimo secolo. La luce si accende, le idee scorrono a fiotti nella testa. Le risorse esistono. Le possibilità ci sono. L’alternativa, che ci avevano fatto credere di averci tolto, in verità c’e’. Ed e’ ora piu’ concreta che mai. La gente si e’ stufata. E ha cominciato a fare bene cio’ che sa fare meglio, e cio’ che e’ preposta a fare. Pensare. Riflettere. Ascoltarsi. Ingegnarsi. Unirsi. Per vivere al meglio.
Grazie per aver dato concretezza a ciò che io sono solo riuscita ad immaginare.