Genny

Sono Genny, una “bambina” di 36 anni! Ho perso la vista a causa di un incidente automobilistico all’eta’ di 2 anni.
Ho sempre vissuto a contatto con persone vedenti, rifiutando forse un po’ di “isolarmi” fra persone che avessero la mia stessa disabilita’. Dopo aver studiato (in Italia, ma anche in Germania, Inghilterra e Irlanda) ho fondato un’organizzazione che sostiene bambini di strada nelle Filippine. Ho sempre pensato pero’ alla vita di comunita’, all’idea di un mondo dove l’ascolto, la solidarieta’, il rispetto degli altri, inteso non solo come il rispetto di persone, ma anche di animali, piante, natura… il pianeta che ci ospita, il mondo che ci circonda dovessero essere al centro del mio SENTISENTO… e ho sempre cercato di creare quest’atmosfera intorno a me.
Dallo scorso anno pero’ ho sentito forte la necessita’ di vivere a pieno questo tipo di esperienze. E finalmente a marzo di quest’anno ho iniziato una nuova esperienza: ho fatto un corso di agricoltura sinergica al Giardino della Gioia, Puglia. Un uliveto dove “di quel che c’è non manca nulla” come si direbbe in permacultura. Ma in realta’ c’è il sufficiente: 2 compost-toilet, una cucina fatta di materiali riciclati, una “stanza” (sempre fatta di legno, pali, teli, coperte colorate) dove ci si puo’ riunire. Il terreno e’ abbastanza accidentato… Ma un posto dove la gioia viene seminata da ogni abitante e da ogni visitatore. Un luogo che apparentemente sarebbe dovuto essere difficile per me da navigare e vivere, e dove invece dove sono voluta tornare piu’ volte e dove tornero’. a questa esperienza ne sono seguite altre, fino al 9 luglio, quando la scintilla e’ scoccata: ho deciso di scollocarmi definitivamente; ho lasciato la casa a Dublino in cui vivevo da 12 anni; ho regalato a negozi di seconda mano, ad organizzazioni di vario genere tante delle cose accumulate negli ultimi anni; ho impacchettato piu’ del necessario e l’ho spedito a casa della mia famiglia in Italia.
Il 20 settembre sono partita zaino in spalla, tenda ed un portatile alla scoperta di me stessa, di tante persone belle, di un mondo comunitario che tanto mi attira e mi coinvolge. Ho visitato qualche ecovillaggio e nonostante le mie difficolta’ visive sono sempre stata accolta con grande calore; ho sempre trovato persone aperte a conoscersi, a mettersi in gioco per aiutarmi, ma soprattutto per imparare a conoscere il mio modo di vedere il mondo. Verso la meta’ di ottobre ho incontrato un ragazzo con cui si è da subito create una forte connessione… non ci si conosceva, non si era parlato molto, ma lui era in grado di capire senza spiegazioni o parole quello che io avevo bisogno di sapere, come mi sarei dovuta muovere… si è creata in breve tempo una bella amicizia e abbiamo deciso di condividere una parte del nostro viaggio. L’8 Novembre siamo approdati a Torri Superiore per un “corso” in “esperienza di ecovillaggio” organizzato da PAEA. Inizialmente mi era sembrato troppo bello per essere un ecovillaggio come io l’avevo inteso fino a quel momento; le persone forse troppo chiuse nella loro comunita’ perche’ io potessi interagire con loro. Ma questa sensazione è durata solo qualche ora, il tempo per capire che erano le mie aspettative sbagliate, che non mi stavo in realta’ aprendo alla realta’ che stavo vivendo. Cosi’ ho iniziato ad interagire con le persone che come me erano venute al corso, ad ascoltare, empatizzare, capire le motivazioni che spingevano gli altri verso l’idea di scollocamento. Qualcuno della comunita’ di Torri Superiore ci ha accompagnato fra le stradine strette, le tante scale, le salitine e le discese del borgo in cui hanno trovato casa. E ho iniziato a respirare un’aria diversa, un’atmosfera di scoperta, ho iniziato a contare i gradini, a trovare ringhiere, pietre, rumori, odori che mi aiutavano a racappezzarmi fra quelle stradine, fra quelle porte, quegli edifici restaurati. Durante le ora di corso sono stati presentati concetti di permacultura, esperienze di vita nell’ecovillaggio, metodi di comunicazione utili e talvolta indispensabili per una comunità, per la riuscita di un progetto, di un sogno…
E da queste informazioni si e’ rafforzata la mia idea che se si smette di cercare, di aspettarsi qualcosa di preciso, se ci rilassiamo, se rimaniamo in ascolto di noi stessi, di chi ci circonda, della natura, tutto fluisce, tutto puo’ cambiare e pure noi ci trasformiamo da pesci fuor d’acqua in un tutt’uno connesso all’ambiente in cui ci troviamo. Scollocarsi dopo tutto non e’ cosi’ difficile se si ha voglia di mettersi in gioco, se si accetta, come nel mio caso per esempio, di sbattere contro un muro, prendersi una testate in un soffitto fatto con travi un po’ piu’ basse di te, inciampare in un gradino che… non avevi capito fosse li’, insomma se hai voglia di accettare che gli imprevisti ci possono sempre essere, se hai voglia di abbracciare l’incertezza, se hai semplicemente voglia di cambiare quello che nella tua vita ogni giorno ti rende nervoso, insoddisfatto, stanco di lottare.
Ma ci devi credere, credere davvero che vuoi cambiare per il meglio, che vuoi rispettare te stesso e gli altri abitanti di questo pianeta (umani, animali, piante) e con la fiducia nel prossimo, nella natura, nelle tue capacita’ troverai sempre qualcuno che ti tendera’ la mano.
Come si dice in permacultura “il problema e’ la soluzione” e “i limiti sono solo nella tua immaginazione”! Non so dove questo mio scollocamento mi collochera’, ma pochi giorni trascorsi a Torri mi hanno dato tante idée, tante ispirazioni, mi hanno mostrato tante strade possibili e ora… mi lascerò guidare dal flusso che sento dentro e fuori di me.